Le 5 ragioni scioccanti per cui gli italiani insultano Liliana Segre sui social: la spiegazione degli esperti

Sui social network, l’odio tende spesso a concentrarsi contro figure simbolo come Liliana Segre, Malala Yousafzai e Greta Thunberg, personalità che rappresentano valori universali e positivi. Secondo il Barometro dell’Odio di Amnesty International Italia, i contenuti offensivi e discriminatori rivolti a personalità pubbliche e attivisti sono in crescita. Un fenomeno che travalica confini culturali e geografici, rivelando dinamiche profonde della psicologia sociale contemporanea.

Il paradosso dell’odio verso chi rappresenta ideali positivi

Apparentemente inspiegabile, l’odio contro chi incarna messaggi di pace, giustizia o sostenibilità nasce proprio dalla forza di questi ideali. Le figure simbolo sfidano l’indifferenza e lo status quo, finendo per diventare bersagli ideali per chi vede in loro una minaccia ai propri interessi o alle proprie convinzioni. La loro stessa autenticità diventa un catalizzatore per l’ostilità più estrema.

Le 5 ragioni psicologiche dietro l’odio sui social contro le figure simbolo

1. L’effetto del contrasto e la ricerca di attenzione

Messaggi polarizzanti e provocatori, specie se diretti contro figure molto amate, tendono a ottenere maggiore visibilità. I meccanismi di amplificazione sui social media, confermati da Amnesty International Italia, premiano i contenuti che suscitano forti emozioni. Questo crea una spirale negativa in cui l’odio diventa una strategia per attirare like, condivisioni e follower.

2. La deindividuazione online

Secondo gli studi di Philip Zimbardo, l’anonimato digitale riduce il controllo sociale sui comportamenti individuali. Privati del timore delle conseguenze, molte persone esprimono sentimenti aggressivi che nella vita reale reprimerebbero, dando libero sfogo a rabbia e ostilità contro le figure più esposte.

3. La proiezione delle insicurezze personali

Quando si vedono persone capaci di cambiare il mondo o simboli di resilienza, chi si sente insicuro o frustrato può percepirle come minacce. Il meccanismo della “capro espiatorio” porta a riversare sulle figure simbolo tutte le proprie insoddisfazioni personali, trasformandole nel bersaglio privilegiato di attacchi carichi di rancore.

4. La polarizzazione delle opinioni

La velocità di propagazione delle fake news, confermata da una ricerca pubblicata su Science, favorisce la radicalizzazione. Quando le opinioni si estremizzano, il dialogo si interrompe e chi rappresenta ideali universali viene percepito come “nemico” da chi si sente minacciato nella propria visione del mondo.

5. La visibilità premia la negatività

Sui social, i contenuti più estremi e provocatori ottengono maggiore eco rispetto ai messaggi positivi. Questo spiega perché gli attacchi a icone come Greta Thunberg o Malala Yousafzai spesso raggiungono più persone rispetto ai loro stessi messaggi, creando un circolo vizioso che premia l’odio rispetto al dialogo.

Un fenomeno globale che colpisce chi cambia il mondo

Malala Yousafzai e Greta Thunberg sono solo due esempi tra tanti: donne giovani, determinate, capaci di parlare a milioni di persone senza filtri. La loro forza diventa, paradossalmente, il bersaglio di campagne di odio che si diffondono a livello globale, dimostrando come questo meccanismo sia ormai radicato ovunque.

Le conseguenze psicologiche e sociali dell’odio online

L’odio sui social ha un duplice effetto. Da una parte rafforza il valore simbolico delle persone colpite, rendendole ancora più emblematiche delle cause che difendono. Dall’altra, però, genera paura e ritrosia. Il cosiddetto “effetto chilling” dimostra che la paura delle aggressioni online può dissuadere molti dal prendere posizione su temi importanti, riducendo la libertà di espressione e impoverendo il dibattito pubblico.

Come rispondere al dilagare dell’odio sui social?

  • Diffondere una cultura dell’educazione digitale, che sviluppi senso critico e responsabilità online
  • Potenziare sistemi di moderazione efficaci per arginare rapidamente l’hate speech
  • Promuovere campagne di sensibilizzazione che valorizzino l’empatia e il rispetto
  • Difendere attivamente e pubblicamente chi si batte per valori universali, creando alleanze positive contro l’ostilità

Difendere i simboli vuol dire difendere i valori

Conoscere le radici psicologiche dell’odio online ci permette non solo di capirlo, ma anche di contrastarlo. Sostenere chi rappresenta ideali come giustizia, memoria, diritti umani e sostenibilità è un dovere collettivo. Solo così possiamo trasformare il web in uno spazio di confronto e crescita, restituendo il giusto spazio ai valori che migliorano il mondo.

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